
La gestione del comportamento di un gruppo Pulcini durante l’attività calcistica è un elemento di assoluta importanza per la riuscita della stessa, con tutti i benefici collegati.
E, forse per la rilevanza dell’argomento o per i problemi sempre nuovi che caratterizzano i giovani, si pensa di non saperne mai abbastanza.
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Un recente studio ha infatti evidenziato come il tema della gestione del comportamento sia uno di quelli in cui, un campione di svariati allenatori intervistati, vorrebbe maggiormente migliorare di più.
Già in passato ti avevo proposto un articolo che introduceva la questione, con una risposta in termini di interesse davvero importante.
Da qui, la voglia di proporre un nuovo approfondimento, ricco di nuove evidenze e altri consigli pratici da applicare con i tuoi Pulcini.

PERCHÉ GESTIRE IL COMPORTAMENTO?
La risposta a questa domanda potrebbe sembrarti banale. Eppure, la buona gestione del comportamento non si limita solo a garantire una sessione efficace e senza intoppi. Invece, i vantaggi possono comprendere l’intero processo di crescita del bambino. Come?
- Facilitando l’apprendimento. Secondo Kate Adams, autrice di Behaviour for Learning in Primary School (2009): “la qualità dell’insegnamento, dell’apprendimento e del comportamento sono questioni inseparabili”.
- Garantire sicurezza e rispetto per tutti. Condizioni indispensabile di qualsiasi ambiente condiviso e collettivo, per forza di cose sicuro per i bambini. Altrimenti, le famiglie potrebbero decidere di cambiare società, non trovando questi requisiti nella tua.
- Prendere decisioni socialmente positive. Il modo in cui i bambini imparano a comportarsi quando sono al campo può influenzare quello che fanno nella vita di tutti i giorni, o in altri contesti. Futuri membri della società, quindi necessariamente da educare.
5 CONSIGLI PER LA GESTIONE DEL COMPORTAMENTO DI UN GRUPPO DI PULCINI
Ma come gestire alcune delle situazioni di cattivo comportamento tipiche di un gruppo di Pulcini? Ti invito a leggere attentamente i 5 consigli che seguono, perché alcuni degli spunti (anzi, spero tutti) possono essere direttamente collegati a quanto accade nella tua squadra.
1. Catturare l’attenzione
Un passaggio tipico di ogni allenamento è quello in cui un gioco finisce e ne inizia un altro.
Il periodo tra le due attività ti permette di concludere l’esercizio precedente, e introdurre quello successivo. Ma come ridurre al minimo questo lasso di tempo, facendo in modo che i giocatori siano pronti ad ascoltarti in men che non si dica?
Una tecnica molto interessante è quella del conto alla rovescia.
In sostanza, verso la fine di un gioco, potresti richiamare l’attenzione dei bimbi e indirizzarli verso di te: “Tempo scaduto! 5, 4, 3, 2, 1…” Durante la conta, idealmente, i bimbi corrono o si dirigono verso di te e, entro lo zero, sono pronti ad ascoltare cosa succede dopo.

Per rinforzare questa tecnica, potresti integrare i numeri con qualche indicazione specifica. Ad esempio: “5, 4, 3…bravissimi Luca e Simone già pronti ad ascoltare, 2… 1… ora tutti i palloni devono essere tenuti immobili…0”.
E se qualche bambino non dovesse essere pronto alla fine del countdown? Due consigli:
- Enfatizza il buon comportamento di chi, invece, ha seguito le tue indicazioni. “Molto bene Stefano e Dario per essere arrivati qui per primi, con il pallone fermo”. Un modo per stimolare i ‘ritardatari’ a fare meglio la prossima volta, per ricevere i complimenti del mister.
- Sii specifico nel tuo rinforzo positivo. Spiega, quindi, perché stai dicendo “bravo” a qualcuno. Avrai più possibilità che gli stessi bambini ripetano quanto di buono hanno fatto, e che i più distratti sappiano cosa bisogna fare per rispettare le indicazioni date, ripetendo loro le regole. “Bravo Andrea per essere arrivato qui entro i 5 secondi”.
2. Gestire i ‘distratti’
La figura del ‘distratto’ è abbastanza tipica in ogni gruppo. Il bimbo che fa fatica ad ascoltare, a seguire le indicazioni, ecc. Potenzialmente difficile da gestire, oltretutto distruttivo per tutti gli altri, che potrebbero essere influenzati e penalizzati.
Le ragioni di questa situazione non ideale sono difficili da stabilire, appartenendo probabilmente a situazioni extra campo: familiari, personali, ecc.

L’approccio da tenere potrebbe essere, quindi, quello dell’isolamento Non dare troppa importanza, evitando quindi di mettere lo stesso sempre al centro dell’attenzione, può già di per sé aiutare. È in effetti quello vogliono, ma tu non glielo darai.
A ciò, puoi abbinare queste due tecniche:
- Usa altri giocatori come esempi positivi da seguire. Il cattivo comportamento è, spesso, dovuto a mancanza di istruzioni chiari da seguire. E, come tale, queste vanno imparate. Farlo attraverso l’esempio di un compagno può essere molto positivo.
- Rinforzare costantemente il compito che questi giocatori devono eseguire. Noia, senso di incapacità, demotivazione possono essere le cause di cattivo comportamento. Allora, rendi protagonisti questi giocatori del loro compito, permettendogli di personalizzarlo fissando obiettivi. Ad esempio, “quante volte puoi fare avanti indietro con la palla al piede? 5 o 10?” Oppure “entro quanti secondi riesci ad essere di fronte al mister pronto per il nuovo gioco?”
3. Massimizzare il tempo di gioco
“Non dare ai bambini il tempo di comportarsi come non dovrebbero o vorresti”. Questo deve essere un diktat fondamentale per ogni tuo allenamento. Questo aspetto è quello che puoi maggiormente influenzare, perché direttamente controllato da te.
Un giocatore che palleggia un pallone mentre parli lo fa, forse, perché annoiato, essendo svariati minuti che stai parlando. Oppure, le litigate per un posto in coda possono essere dovute alla lunga attesa prima del proprio turno di gioco.

Quindi:
- Minimizza i tempi morti durante la sessione, pianificando ogni passaggio al meglio. Prepara, ad esempio, in anticipo il materiale di cui avrai bisogno.
- Evita quanto più possibile le code durante l’allenamento, lasciando che tutti giochino nello stesso momento. D’altronde, più tempo passato a giocare genera più ripetizioni, quindi apprendimento.
- Datti la regola dei 30 secondi, tempo massimo che dovrai usare per i tuoi interventi parlati. La soglia di attenzione dei bimbi è sempre più bassa, e questo necessita un adattamento delle tue strategie comunicative.
4. Il buon comportamento al centro
Come anticipato nel punto due, è il buon comportamento la leva su cui dovrai agire, isolando per quanto possibile la cattiva condotta.
In un gruppo, puoi riconoscere tre categorie di giocatori: quelli che si comportano sempre bene, i casinisti, e quelli che invece sono a metà, potenzialmente influenzabili da entrambi i gruppi.
Ecco, la tua sfida è focalizzarti su quest’ultima categoria. Una sorta di effetto calamita per attrarre questi bambini verso il lato positivo. E, in percentuale, più giocatori si comportano bene, e più è facile che tutto il gruppo lo faccia, rendendo le tue sessioni sicure ed efficaci.
Per fare ciò, è importante che tu sappia enfatizzare e dare potere ad esempi di buon comportamento. Rendere questa idea centrale nella tua attività, così che rappresenti il modello che tutti debbano (e vogliano seguire).
Puoi, ad esempio, ringraziare con un ‘cinque’ i primi due bambini che sono pronti di fronte a te prima di iniziare un nuovo gioco, perché pronti velocemente ad ascoltare.
Oppure, nominare il ‘migliore dell’allenamento’ sulla base di esempi di buona condotta: “Bravo Edoardo, ho davvero apprezzato il modo in cui oggi hai giocato, rispettando il tuo compagno e impegnandoti sempre”.

5. Un approccio (quasi) sempre positivo
L’infinita pazienza è forse una dote naturale, ma una requisito necessario nella gestione del comportamento. Sembra infatti essere l’approccio positivo quello che ha più potere ed efficacia.
D’altronde, perché arrabbiarsi? Spesso i bambini si comportano in un certo modo perché non sanno gestire certe situazioni, e quindi seguono quello che normalmente fanno in famiglia o in altri ambienti. Vanno quindi educati al tuo contesto e alle regole della tua attività.
Come per una giocata tecnica, anche per quella ‘comportamentale’ dovrai usare lo stesso approccio, che punti all’apprendimento e alla crescita del bambino.
Eccoti 2 di tips che possono aiutarti in questo:
- Sfrutta regolarmente i rinforzi positivi legati al buon comportamento (ben fatto per… molto bene il…). Un modo per consolidarlo e spingere i giocatori a adeguarsi.
- Cerca di reindirizzare verso quello che ti aspetti debbano fare, e non su quello che hanno sbagliato. Ad esempio: invece che “puoi smetterla di parlare mentre sto spiegando”, opta per “ascoltare mentre il mister parla può essere importante per imparare e migliorare, conoscere il gioco successivo, o le regole per vincere”.
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