ISTRUTTORE – GENITORI – TIFOSI E COME GESTIRLI NEI PULCINI

I genitori sono i primi tifosi dei propri figli.

Una considerazione tanto vera quanto, in certi casi, problematica.

Non sempre infatti il supporto che i bambini ricevono è positivo e costruttivo.

Al contrario, questo cattivo sostegno può scatenare una serie di dinamiche che possono ostacolare la missione principale: l’apprendimento dei tuoi Pulcini.

Per questa ragione, mister, devi essere in grado di prevenire ed intervenire.

Ci sono vari modi per farlo, dai più radicali a quelli più soft e duraturi.

Obiettivo dell’articolo di oggi sarà proprio quello di approfondirli, offrendoti una serie di informazioni che prima o poi, sono sicuro, ti saranno di vitale importanza.

genitori

I “MIEI” GENITORI 

Ti serviranno se ti dovessi mai trovare di fronte a quello che è successo a me durante una delle mie partite.

Un genitore parecchio coinvolto. Educatamente, sia chiaro, come non capita spesso. Ma incessante nelle sue indicazioni al figlio.

Non sempre giuste. E per giusto intendo per quello che è la mia visione delle cose, non quella del gioco in generale.

Il modo in cui lavoro, intervengo, pianifico e propongo gli obiettivi per facilitare l’apprendimento dei miei giocatori in partita.

La cosa aveva creato una naturale tendenza da parte di questo bimbo di girarsi costantemente verso il papà. A cercare un assenso, o anche una direttiva.

E siccome il tutto stava andando avanti da troppo tempo, ho deciso di prendere di petto il problema e intervenire.

Ma qui il dubbio: cercare di debellare il problema, o trarre vantaggio dalla situazione?

DUE MODUS OPERANDI

In queste circostanze, infatti, sono due le strade che si possono imboccare.

QUI NON POTETE STARE!

La prima è quella dell’allontanamento. Un approccio immediato e deciso, stroncando il problema sul nascere.

Genitori il più lontano possibile dall’attività.

Vietata la visione degli allenamenti, controllo serrato dei comportamenti durante le partite, rapporti personali ridotti al minimo.

Drastico, ma a suo modo efficace.

Si riducono le possibilità di intervento, lanciando un messaggio chiaro: state lontani!

C’è un però. A mio modo di vedere la credibilità conta parecchio optando per questa soluzione. Può funzionare tra i professionisti o le società di spicco, ma in quelle realtà minori in cui il coinvolgimento genitoriale è fondamentale?

E poi, come controllare il rapporto tra genitori e figli extra campo? Non si può.

GENITORI COINVOLTI

C’è un approccio più soft, quello del coinvolgimento. Partendo dal presupposto che i genitori sono la parte più importante nella vita dei tuoi bambini, si cercano di educare e formare a comportamenti corretti e positivi.

Impossibile penserai.

In effetti, lo scoglio parrebbe insormontabile. Perché si tratta di una duplice missione formativa: genitori e figli.

Dovendo quindi scontrarsi con personalità, cultura e visione delle cose di persone adulte, e spesso difficilmente convincibili.

Ma pensa se, invece, riuscissi in questo obiettivo? Avresti il sostegno della famiglia, coinvolta e orientata ad appoggiare il proprio figlio nello sport che ama. Tanta roba, no?

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COSA DICE LA SCIENZA?

Scegliere quale sia la migliore modalità d’intervento non è semplice. Per questo, si potrebbe chiedere una mano alla scienza. Ricercando qua e là, oltretutto, non sembrano pochi gli studi fatti in merito.

IL COMPORTAMENTO DEI GENITORI, MOTIVAZIONE E DIVERTIMENTO

Uno del 2013 ha voluto investigare l’importanza che il comportamento dei genitori può avere sul divertimento e la motivazione dei figli.

Il comportamento in questione era quello dei papà e delle mamme nelle dinamiche sportive dei loro piccoli. I risultati hanno riportato come più questo era positivo e senza pressioni, e più cresceva la qualità dell’esperienza dei propri bambini.

QUANTO PESA IL COINVOLGIMENTO?

In un altro, l’autrice ha provato a suggerire alcune linee guida nel coinvolgimento dei genitori dello sport dei figli. Prima, però, ci ha tenuto a sottolineare come tanto positiva era la loro presenza, e tante più possibilità avevano i bambini di continuare a giocare e migliorare. Al contrario, alcune problematiche potevano emergere (pressioni, scarsa fiducia, ecc.)

LA VOCE DEI BAMBINI

Un’ultima ricerca, molto interessante, andava al nocciolo della questione. Dava infatti voce ai bambini chiedendogli direttamente cosa ne pensavano a riguardo.

La loro preferenza sul profilo che allenatore e genitori dovevano avere era quella del ‘sostenitore’.

Questo, preferito al ‘tifoso sfegatato’ o al ‘mister pressante’. Quindi, una figura generalmente silenziosa, che interviene per congratularsi, apprezzare una giocata o gli sforzi. Tutto il contrario rispetto alle urla, alle continue direttive, ai commenti polemici.

STRATEGIE

Alla luce delle evidenze, forse per mio carattere, ma anche per l’ambiente in cui lavoro, penso opterò (e l’ho effettivamente fatto) per la soluzione due.

Coinvolgere le famiglie nel percorso sportivo dei figli, seppur impegnativo e complesso, può essere davvero molto vantaggioso. Come fare?

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Eccoti una serie di strategie che puoi utilizzare.

EDUCARE

Quello che vale per i giocatori, vale per le famiglie. Il comportamento da tenere durante l’attività sportiva non è una cosa immediata.

Ci si affida alla personalità, all’esperienza, ai momenti. Per questo, non sempre idonea e funzionale ai diretti interessati: i bambini.

Per questo condividere e formare i genitori dovrebbe essere una mossa inevitabile.

Ad esempio, organizzando incontri e riunioni in cui spiegare le ‘best practices’. Oppure, invitando esperti che parlino del tema.

O, più semplicemente, condividere materiale tra cui articoli, ricerche, ecc. (ovviamente, tutto reso accessibile).

CHIACCHIERARE

Non c’è modo migliore per gestire certe situazioni. Discorsi schietti, provati e motivati. Soprattutto nella gestione di casi isolati. Quello per cui ho optato anche io dovendo risolvere la mia questione.

Inoltre, così puoi velocemente intervenire anche in partita. Quando il fervore del momento può generare concitazioni e comportamenti non positivi.

COSA FARE, E COSA NO

Stabilire delle regole coi genitori è un’altra soluzione che puoi adottare. Facendolo ad inizio stagione, creando uno standard importante.

Puoi creare una lista dei ‘cosa fare’ e ‘cosa no’, ovviamente motivati. Perché non dare informazioni tecniche, ma solo sostegno e supporto.

O anche, perché non mettere troppe pressioni, lasciando libertà di divertirsi e giocare.

LE INIZIATIVE

Una bella proposta atta a creare delle circostanze ideali ai tuoi giocatori è quella di organizzare iniziative in tema.

Esistono le cosiddette ‘partite del silenzio’. Match o tornei in cui ai genitori (o anche agli allenatori) è assolutamente vietato parlare. Lasciando un ambiente se vuoi surreale, ma in cui i protagonisti siano i bambini.

Oppure proposte come il riscaldamento o la panchina condivisa.

Quando i bambini condividono questi momenti, cioè la loro esperienza sportiva, possono dare all’esterno un messaggio positivo.

Meno competitivo, che è quella condizione che spesso i genitori non sanno gestire.

CONDIVIDERE IL PERCORSO

Infine, la strategia più delicata. Perché difficile da gestire, soprattutto devi farlo con le persone giuste.

Se proprio non riesci a gestire i commenti tecnici, allora cerca di incanalarli su quello che vuoi tu.

Condividi il tuo lavoro coi genitori: cosa imparano i bambini, gli obiettivi d’apprendimento, ecc. In questo modo, per lo meno, quello che sentirai dai papà o mamme scatenati saranno commenti tecnici inerenti.

Ovviamente, senza che questi esagerano!

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